Ma cos’è la DAC7 per e-commerce?

Ma cos’è la DAC7 per e-commerce?

Nei prossimi giorni entrerà in vigore la direttiva europea DAC7.
Ma cosa è questa direttiva?
È una direttiva UE che ha lo scopo di contrastare l’evasione fiscale delle attività online attraverso lo scambio di informazioni sulle vendite tra le piattaforme online.
In sostanza, a partire dal 2025, tutte le piattaforme digitali, che permettono agli utenti di commerciare beni o servizi e generare un reddito, devono trasmette i dati delle transazioni avvenute all’Agenzia delle Entrate.
Quindi i marketplace (Amazon, Ebay, Vinted ecc.) o piattaforme di streaming (Twitch), piattaforme che permettono la locazione di immobili (AirBnb, Booking), noleggio di veicoli, ecc., devono trasmettere un serie di dati all’autorità fiscale.
Verranno inviati i dati anagrafici (compreso il codice fiscale e eventuale partita IVA) di tutti i soggetti che hanno effettuato più di 30 operazioni per un totale superiore ai 2.000 euro.

ESEMPIO

Silvia vende vestiti usati su Vinted. Se nell’anno fa più di 30 vendite per un incasso superiore ai 2.000 verrà segnalata da Vinted all’AdE.
E secondo te che ne farà l’AdE di questi dati?
Ovviamente li utilizzerà per fare degli accertamenti. I tipi di accertamento che farà saranno di tue tipi:
  1. Per chi non ha la partita IVA verrà quasi certamente contestata l’attività di impresa che vuol dire che avrebbe dovuto aprire la partita IVA e dichiarare sul modello UNICO quanto incassato e pagarci sopra le tasse
  2. Per chi ha la partita IVA invece ci sarà una verifica fra quanto dichiarato negli incassi sul modello UNICO e quanto comunicato dalle piattaforme. Se le piattaforme comunicheranno importi maggiori rispetto a quanto dichiarato sul modello UNICO scatterà un controllo al contribuente

COSA COMPORTERÀ

1. la fine del piccolo commercio in nero

Oggi c’è una giungla di soggetti che vendono di tutto sulle varie piattaforme senza avere una partita IVA e che realizzano anche discreti introiti. Per l’AdE fino a oggi non era possibile controllarli se non un lavoro di “intelligence” del tutto sproporzionato per beccare un evasore che fattura 10.000 euro. Con la DAC7 saranno le piattaforme a fornire i dati già belli e pronti al fisco e c’è da scommettere che partiranno tantissimi accertamenti.
Il mio consiglio è quindi di mettersi in regola, perché non si scherza più.

2. definizione del e-commerce “occasionale”

Uno dei problemi legati all’e-commerce è sempre stata la mancanza di occasionalità. Come sai le attività occasionali non sono soggette a partita IVA mentre quelle abituali devono aprirla.
Tralasciando la leggenda metropolitana che sotto i 5.000 euro si possa operare senza la partita IVA, il problema dell’e-commerce è sempre stato che, per sua natura, non poteva essere “occasionale”.
I siti internet sono online 7 giorni su 7 e 24 ore su 24.
Pertanto non potevano essere occasionali.
La normativa DAC7 prevede invece che vengano segnalati tutti i soggetti che effettuano più di 30 transazioni per un importo totale di oltre 2.000 euro.
Viene posto quindi un limite al di sotto del quale il fisco non interviene. Non si tratta di una definizione esplicita ma di fatto se sotto le 30 transazioni e i 2.000 euro non c’è controllo e possiamo ipotizzare un “liberi tutti”.

CHI HA UN PROPRIO SITO DEVE COMUNICARE QUALCOSA AL FISCO?

No. La normativa DAC7 vale solo per chi fa da piattaforma per conto di terzi. Quindi se voi vendete direttamente con un vostro sito non dovete comunicare nulla all’AdE.

Attenzione però: la normativa prevede che vengano conservati i dati delle transazioni di e-commerce per 10 anni! Quindi assicuratI che il tuo prodotto di e-commerce non cancelli i dati periodicamente perché potresti essere sanzionat* in caso di verifica.

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