Riduzione contributi INPS

Riduzione contributi INPS

Come sai, il regime forfettario è il più semplice e il più conveniente di tutti, ha la tassazione al 15%, che diventa 5% per i primi 5 anni, nel caso di nuova attività.

I contributi INPS invece sono gli stessi del regime ordinario, ma se sei in regime forfettario puoi avere una riduzione del 35%, ecco come funziona. 

RIDUZIONE INPS ARTIGIANI E COMMERCIANTI

Per chi è iscritto alla Gestione Artigiani e Commercianti dell’INPS e rientra nel regime forfettario, esiste la possibilità di presentare domanda all’INPS entro il 28 febbraio di ogni anno, affinché gli venga riconosciuta la riduzione del 35% dei contributi IVS (invalidità, vecchiaia e superstiti) dell’anno appena menzionato e per i successivi.

La domanda quindi non va ripresentata ogni anno, ma attenzione, se tu cambiassi idea e scegliessi di non usufruire più della riduzione di contribuzione, dopo aver ripristinato l’ordinarietà dei contributi, non ti sarà più possibile tornare indietro.

La domanda di riduzione dei contributi INPS si presenta per via telematica con l’accesso al “Cassetto Previdenziale Artigiani e Commercianti” del portale INPS.
Sarà sufficiente compilare e inviare il modulo di dichiarazione di responsabilità.
Ovviamente se sei un nostro abbonato questa è una pratica di cui si occuperà ForfettApp al prezzo di 25 euro iva inclusa.

SE APRO P.IVA DOPO IL 28 FEBBRAIO?

Nel caso tu abbia aperto la partita iva forfettaria dopo il 28 febbraio è comunque possibile richiedere la riduzione dei contributi per l’anno in corso.
Sarà sufficiente presentare la domanda all’INPS 
subito dopo l’apertura della tua posizione previdenziale. Sempre in merito a questo caso particolare, è utile evidenziare che il minimale (elemento che verrà approfondito tra poche righe) sarà di importo inferiore, poiché la partita iva è stata aperta nel corso dell’anno, e quindi verrà rapportato in relazione ai mesi che decorrono da quel momento sino alla fine dell’anno.

ESEMPIO DI CALCOLO SENZA RIDUZIONE

L’INPS ogni anno definisce un reddito minimale su cui pagare i contributi (a prescindere che tale reddito si sia effettivamente realizzato o meno).
Nel 2024 è questa cifra ammontava a 18.415 euro.
Ed è partire da questo valore che l’INPS ha calcolato i contributi fissi che per il 2024 ammontavano a:
– 4.427,04 euro per gli artigiani
– 4.515,43 euro per i commercianti.

Totalizzando un reddito superiore al minimale di 18.415 euro, l’eccedenza fino a 55.008 euro viene sottoposta a due aliquote:
– 24% per gli artigiani (23,70% se aventi meno di 21 anni)
– 24,48% per i commercianti (24,18% se aventi meno di 21 anni).

Se il reddito dovesse superare anche la soglia dei 55.008 euro, allora l’ulteriore eccedenza sarà trattata con  aliquote ancora differenti, ossia:
25% per gli artigiani (24,70% se aventi meno di 21 anni)
– 25,48% per commercianti (25,18% se aventi meno di 21 anni).

Sia le soglie di reddito che i valori percentuali subiscono leggere variazioni anno per anno (ne abbiamo parlato qui).
Ma la riduzione del 35% dei contributi INPS ti dà accesso a un bel risparmio, e per capire meglio l’impatto nel tuo portafoglio ti faccio un esempio concreto.

ESEMPIO DI CALCOLO CON RIDUZIONE

Ecco il caso di un artigiano che totalizza ricavi per 60.000 euro.
Il reddito imponibile sarà quindi pari a 51.600 euro per via del suo coefficiente di redditività del 86%.
In relazione a questo reddito, dovrà versare alle casse dell’INPS 12.391,44 euro, e ciò perché, oltre alla parte di contributi fissa 4.427,04 euro, ci sono ulteriori 7.964,40 euro, ovvero il 24% di tutto ciò che eccede il minimale.
Il calcolo è: 4.427,04+[(51.600-18.415)*24%].

Ma usufruendo della riduzione l’artigiano verserà invece 8.054,44 euro, che corrispondono a 12.391,44, la somma che doveva, meno, appunto, il 35% di riduzione.
Sicuramente si tratta di un risparmio considerevole, e che deve essere attentamente valutato nell’ottica delle proprie scelte fiscali, ma c’è un aspetto negativo da tenere in considerazione.

ASPETTI NEGATIVI AI FINI PENSIONISTICI

Nell’esempio sopracitato questa criticità non emerge, perché ho ipotizzato ricavi elevati da cui è derivato un reddito imponibile alto.
Ma se il reddito fosse stato più basso, per esempio 24.000 euro, con la riduzione del 35% i contributi sarebbero scesi al di sotto del minimale determinato dall’INPS.
In questo caso, nonostante il versamento effettuato corrispondesse a un anno di contributi, il periodo di contribuzione viene considerato inferiore a un anno in proporzione a quanto pagato rispetto al minimale. 
Il rischio di usufruire della riduzione del 35% è quello di non raggiungere i contributi minimali previsti dall’INPS, e quindi di lavorare per un anno e vedersi riconosciuti, ai fini pensionistici,  solo 9 o 10 mesi.
E se ciò dovesse accadere con regolarità, avrebbe un impatto sul raggiungimento degli anni necessari per arrivare alla pensione. 

Una criticità simile nasce anche nel caso in cui dovessi decidere di usufruire sin dall’apertura della tua partita iva della riduzione dei contributi INPS.
Il primo anno infatti sarà versato un importo corrispondente al solo contributo fisso, al quale verrà sottratto il 35% e ciò causerà il riconoscimento, ai fini pensionistici, di un minore numero di mesi rispetto a quelli di effettiva attività.


In conclusione, trattandosi di una tematica complessa, il mio consiglio è quello di richiedere una consulenza personalizzata, al fine di valutare la tua situazione specifica e optare così per la soluzione migliore.

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